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Origini e Storia

Un manufatto artigianale, magari di puro cashmere, è innanzitutto un viaggio che ripercorre tradizioni e culture millenarie.
Si narra che già Marco Polo abbia scoperto nel XIII secolo, all’interno di alcune grotte in Mongolia, delle rappresentazioni di capre selvatiche addomesticate dall’uomo. E’ dunque probabile che già in tempi molto lontani, dei pastori abbiano allevato queste capre capaci di fornire una lana particolarmente calda; una vera benedizione in regioni dall’inverno molto rude. Da allora lo scambio prima e il traffico commerciale tra le diverse popolazioni ha inaugurato una “Via della Lana”, che seppure meno famosa della “Via della Seta” ha alimentato le economie locali artigianali di una vasta regione asiatica dal Pacifico al Mediterraneo.
Ma è soltanto nel XIX secolo che l’Europa moderna scopre, meravigliata, questa preziosa produzione e in particolare quella “fibra d’oro” che prenderà il nome di “cashmere”.

Tradizione

Gli altipiani del Ladakh e del Tibet in Himalaya sono le regioni di origine dell’autentica lana di cashmere. A un’altitudine media di 4000 metri vive la Capra Hircus, animale oggi anche addomesticato. Per affrontare il lungo inverno che dura quasi 6 mesi e per sopportare delle temperature che raggiungono facilmente -40 gradi, l’animale è ricoperto da uno spesso vello di lana formato da lunghi peli.
E’ da questo animale, la cui taglia si situa tra la capra domestica europea e la capra nana, che proviene questa lana straordinaria che ha reso celebre il termine “cashmere” in tutto il mondo.
In primavera, quando l’aria si riscalda, la capra perde una parte dei suoi peli. E’ in questo periodo, corrispondente alla muta annuale, che si può raccogliere la preziosa lana.
La raccolta del cashmere si può effettuare in due modi, a seconda che le capre siano ancora selvatiche (essenzialmente in Himalaya), o addomesticate (in Mongolia principalmente).
Nell’Himalaya, si procede secondo un metodo totalmente artigianale ed ecologico: quando la capra sente caldo, si strofina contro le rocce e gli arbusti per accelerare la sua muta, lasciandovi impigliati molti ciuffi. I montanari locali percorrono allora la montagna in lungo e in largo per raccogliere pazientemente la mitica lanugine.
Anticamente, dopo la raccolta, la preziosa lanugine veniva trasportata in pianura, dove prendeva il nome di Pashmina, denominazione locale del cashmere. La materia prima era allora spesso esportata, principalmente verso il Kashmir indiano.
Ma perché “kashmir” se la materia non proviene dal Kashmir?
Semplicemente perché è inizialmente nella regione del Kashmir (in India), che si è sviluppata la lavorazione della preziosa lana, che prendeva in seguito la via della seta.
Il nome della regione è così diventato il nome generico della stoffa, chiamata anche “la fibra d’oro”, per la sua rarità ed esclusività.
Gli scialli in Pashmina hanno la particolarità di essere finiti con frange molto fini, le cui estremità sono annodate a mano, grazie ad un lavoro considerevole, che rappresenta il coronamento della lunga lavorazione.
L’autentica Pashmina, se si rispetta la tradizione, è realizzata su telai a mano, utilizzando il migliore cashmere o un misto cashmere-seta (generalmente in una proporzione di 70% cashmere e 30% seta).
L’antica tradizione ci riporta che gli scialli sono tessuti di una finezza tale da poter passare in un anello, i famosi ring pashmina.

Simbologia

Molti dei motivi riportati sugli scialli hanno un significato simbolico o religioso del tutto particolare; anche i colori utilizzati hanno il loro preciso riferimento legato alla teoria dei 5 elementi: il bianco simboleggia l’acqua, il giallo la terra, il rosso il fuoco, il verde l’aria, il blu l’etere.
La particolare collocazione geografica della regione di provenienza di questo artigianato tradizionale fonde nella sua produzione al telaio motivi e simbolismi induisti, buddisti e cristiani, in una pacifica convivenza e rispettosa coesistenza, come una bandiera rappresentativa della tolleranza e del rispetto multietnico.
La ricerca, lo studio e la conservazione dei significati di tale simbologia è uno degli scopi delle collezioni di Soffio d’Oriente, che nel massimo rispetto della tradizione, non solo non interviene minimamente sui disegni dei motivi ornamentali riportate sulle bande, ma ne ricerca ed interpreta il significato con spiegazioni illustrate in pieghevoli a parte, che accompagneranno lo scialle o la stola da Voi prescelta.

Responsabilità sociale

  • Himalayan opera nel pieno rispetto della conservazione dell’artigianato locale, ora finalmente riconosciuto anche ufficialmente da un marchio di origine tutelato dal governo indiano.
  • La totalità della nostra produzione avviene in Kullu Valley, dove la lavorazione del cashmere è una delle millenarie tradizioni di questo paese meraviglioso, estremamente povero e rurale. La popolazione, essenzialmente induista o buddista, si distingue per gentilezza e senso dell’accoglienza davvero fuori dal comune. Facendo lavorare i telai a mano delle famiglie rurali e delle cooperative, contribuiamo al miglioramento del livello di vita in questo paese, oltre che alla sopravvivenza di una capacità artigiana unica al mondo.
  • Tutta la nostra produzione di capi è realizzata nel rispetto assoluto dei valori umani, morali e nel rispetto delle convenzioni internazionali, che proibiscono il lavoro dei bambini in tutto il mondo; nessun bambino inferiore ai 15 anni lavora per la realizzazione dei nostri prodotti.
  • Tutti i nostri articoli sono lavorati con tinture esenti da coloranti chimici che possono essere nocivi per la salute e per l’ambiente durante la lavorazione. Peraltro i nostri prodotti sono prevalentemente lavorati nei colori naturali del pelo dell’animale e variano dal bianco panna, al grigio, grigio tortora, grigio beige.


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